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I mutui da un’analisi della Banca d’Italia

I mutui da un’analisi della Banca d’Italia

Dopo quattro mesi di stallo all’1%, a luglio 2012 i tassi di riferimento della Bce sono scesi di un quarto di punto percentuale e sono adesso allo 0,75%, il valore più basso mai toccato dagli indici della Banca Centrale Europea.

Oltre alla riduzione del tasso di rifinanziamento pronti contro termine, la Bce ha anche azzerato il tasso sui depositi (precedentemente era a 0,25%) e ha portato da 1,75% a 1,50% il valore del tasso marginale.
Inoltre, secondo l’ultima indagine trimestrale della Bce, le banche dell’Eurozona prevedono un nuovo calo delle domanda netta di credito da parte di imprese e famiglie nel terzo trimestre.


Infatti, il 10% delle banche prese in esame ha ristretto i propri criteri di concessione del credito, rispetto al 9% evidenziato dal precedente rapporto del primo trimestre. L’analisi, condotta tra il 21 giugno e il 5 luglio, mostra pure che il rallentamento previsto nel terzo trimestre dovrebbe essere comunque più contenuto di quello registrato nel secondo trimestre.

Da un’analisi della Banca d’Italia delle informazioni relative a due milioni di contratti di mutuo per l’acquisto di abitazioni risultano gli effetti della crisi finanziaria su questo segmento del mercato del credito ed emerge che, nel periodo 2008-2011, il numero dei mutui di importo superiore ai 75 mila euro concessi alle famiglie consumatrici dalle banche partecipanti alla RATI è risultato sistematicamente più basso rispetto al quadriennio precedente.

Infatti, dal 2004 al 2007 il numero medio annuo di contratti stipulati è stato pari a circa 266.000 euro ma, nel periodo successivo, è diminuito del 22%, a 208.000. Anche l’importo complessivo delle nuove erogazioni ha avuto un andamento analogo, sebbene abbia registrato un ritmo di crescita più elevato negli anni di espansione, grazie anche all’andamento crescente delle quotazioni immobiliari.

In linea con la fase recessiva del ciclo economico, nel periodo 2008-2011 anche l’indice della richiesta di nuovi mutui è rimasto quasi sempre su valori negativi; solo nel 2010 si evidenzia una moderata espansione spinta dal miglioramento delle prospettive del mercato immobiliare e della fiducia dei consumatori e in questa direzione ha anche agito il livello storicamente basso dei tassi d’interesse.

Indicazioni sull’andamento della domanda e dell’offerta si possono trarre anche dalle segnalazioni di vigilanza confrontando l’ammontare domandato e quello accordato di prestiti per l’acquisto di abitazioni da parte delle famiglie consumatrici: l’importo concesso in rapporto a quello richiesto risulta, negli anni della crisi, circa 30 punti percentuali più basso rispetto a quello medio del periodo precedente. Tra il 2004 e il 2007 l’ammontare domandato è aumentato a un tasso medio dell’8,5%; nei quattro anni successivi la crescita media annua è stata pari all’1,3% ma, al netto delle operazioni di surroga e sostituzione, che nel 2009 e nel 2010 hanno registrato incidenze elevate sulle erogazioni di mutui, la crescita sarebbe stata più debole.

Tra il biennio 2004-2006 e quello 2008-2010 è aumentata in misura considerevole la quota dei nuclei familiari che non hanno ottenuto, in tutto o in parte, il credito richiesto, passando dal 13% al 25%; per contro, la percentuale di coloro che hanno domandato un prestito è diminuita di poco meno di un punto percentuale, dal 5% al 4,3%. La forte crescita dei prestiti per l’acquisto di abitazioni nel decennio chiuso nel 2008 era stata determinata soprattutto dai mutuatari più giovani e, in misura minore, dagli immigrati; inoltre, l’età media dei mutuatari è aumentata di un anno, da 37,8 a 38,8 anni. Dal 2004 al 2011 l’importo medio dei mutui concessi è aumentato del 20% in valori nominali, del 5% in termini reali e l’incremento è stato molto più contenuto rispetto a quello registrato nello stesso periodo dalle quotazioni immobiliari; infatti, tra gli anni 2004-2007 e 2008-2011 esso è passato da 134 a 145 mila euro.

L’irrigidimento dell’offerta ha inciso in misura minore sui mutuatari con redditi alti, come emerge dall’andamento delle erogazioni di mutui di ammontare elevato, cioè di importo superiore a 150 mila euro, aumentati del 2%; anche il forte aumento degli spread sui mutui a tasso variabile verificatosi a fine 2008 ha colpito in misura inferiore i mutui di importo maggiore. Tali dati suggeriscono che, dopo l’ampio allargamento della platea di mutuatari, verificatosi nel periodo precedente la crisi finanziaria, la restrizione dell’offerta è stata praticata dalle banche attraverso politiche maggiormente selettive nei confronti della clientela caratterizzata da una più elevata rischiosità.

Ciò è testimoniato anche dalla minore incidenza delle sofferenze nei primi due anni successivi all’erogazione per i mutui concessi negli anni 2009 e 2010, rispetto a quelli concessi nel periodo 2006-2008. Infine, anche l’andamento differenziato tra i diversi gruppi dimensionali di banche riflette specifici fattori di offerta; in particolare, il calo delle erogazioni è stato più accentuato per gli intermediari di dimensioni maggiori, sui quali potrebbe aver influito di più il peggioramento delle condizioni di accesso alle fonti di finanziamento all’ingrosso e l’inasprimento dei vincoli di bilancio.

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