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Detrazione del 55%, gli effetti benefici sulla filiera produttiva

Detrazione del 55%, gli effetti benefici sulla filiera produttiva

Detrazione del 55%, gli effetti benefici sulla filiera produttiva

Il bonus costa al fisco 6,1 miliardi ma ha effetti positivi su gettito e ambiente

Il bonus del 55% è vicino alla scadenza del 31 dicembre, ma non si hanno notizie della sua fine. Forse è troppo costoso per le casse pubbliche? La detrazione fiscale sugli interventi di risparmio energetico, senza proroghe, si chiuderà a fine anno e i contribuenti potranno beneficiare solo del 36% sulle ristrutturazioni edilizie (già prorogato al 2012)

I dati dell’Enea dicono che tra il 2007 e il 2009 i privati hanno investito 7,9 miliardi per effettuare interventi agevolati (infissi isolanti, caldaie a condensazione, panelli solari, coibentazioni). Alla fine del 2010, si stima, il totale arriverà a 11,1 miliardi, che corrispondono a 6,1 miliardi di detrazioni.

Questo è il costo per l’erario da un punto di vista puramente contabile, ma bisogna valutare che le minori entrate sono diluite in un arco di tempo piuttosto lungo, in base al numero di anni in cui i contribuenti devono ripartire la detrazione.

Però bisogna valutare due aspetti fondamentali. Primo: se non ci fosse stato il 55%, i proprietari avrebbero comunque avuto il 36% sulle ristrutturazioni edilizie. Secondo: negli 11,1 miliardi spesi dai privati per riqualificare gli edifici, ci sono dei lavori che non sarebbero stati effettuati o sarebbero stati eseguiti in nero senza il 55%. Su questo secondo punto qualche indicazione può arrivare da un sondaggio Cresme, secondo il quale il 28% di coloro che hanno effettuato lavori per il risparmio energetico non li avrebbe fatti senza la detrazione, mentre il 19% avrebbe speso il minimo indispensabile.

Se la realtà fosse questa, si potrebbe dedurre che 4,1 degli 11,1 miliardi di lavori agevolati sono stati ‘indotti’ dalla presenza del 55 per cento. Quindi, le imprese che hanno eseguito questi lavori hanno versato tributi che altrimenti lo Stato non avrebbe incassato.

Considerando che le casse pubbliche avrebbero comunque dovuto pagare il 36%, e tenendo conto delle imposte sui lavori ‘indotti’, il costo effettivo del 55% scende da 6,1 a 2,9 miliardi di euro. Quindi è vero che la detrazione si autofinanzia almeno in parte, come sostengono i suoi sponsor. Ma è vero anche che il bilancio della misura può chiudere in attivo solo se si conteggiano anche le ricadute non fiscali.

Proprio per valutare tutti gli aspetti in gioco, l’Enea ha commissionato al Cresme un rapporto dettagliato, che ora è all’esame dei dirigenti del ministero dello Sviluppo economico, insieme a un altro report – elaborato direttamente dall’Enea – che misura gli effetti benefici della detrazione sulla filiera produttiva, i prezzi e la concorrenza.

Secondo i dati anticipati in un recente convegno, il Cresme calcola che il bilancio al 2015 del 55% sia positivo per il sistema-Paese, grazie ai risparmi sulla bolletta energetica nazionale, all’incremento del reddito immobiliare che i proprietari potrebbero ricavare affittando le case riqualificate e, infine, alle maggiori entrate per il fisco. Senza quantificare altre ricadute socio-economiche, come il sostegno all’occupazione in una fase di difficoltà per l’edilizia. Si tratta allora di capire se il fisco vorrà e potrà continuare a sostenere una misura che innesca tutte queste ‘ricadute’.

Fonte: Ance

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