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Settore immobiliare, 55%: proroga solo per i lavori più efficaci

Settore immobiliare, 55%: proroga solo per i lavori più efficaci

Settore immobiliare, 55%: proroga solo per i lavori più efficaci

Gli immobili assorbono il 40% dell’energia prodotta in ogni paese (senza grandi distinzioni) ed emettono il 32% delle emissioni

Il contributo che l’edilizia può dare per migliorare l’efficienza energetica è dunque rilevante. In vista del 2020 quando in base alle regole comunitarie tutti i nuovi edifici dovranno essere ‘a consumi quasi zero’.

Ma già nel 2016 il piano d’azione del Governo assegna al settore immobiliare il traguardo dei 56mila Gw da risparmiare, di cui 42mila solo per il consumo degli edifici. Secondo Piero Torretta, vicepresidente dell’Ance responsabile per le tecnologie e l’innovazione, di questo passo l’obiettivo non sarà raggiunto.

Eppure gli incentivi fiscali del 55% hanno avuto un grande successo. In questi quattro anni sono stati fatti circa 600mila interventi di riqualificazione del nostro patrimonio immobiliare. Soprattutto sostituzione di infissi o installazione di pannelli solari, però, che hanno consentito in media un risparmio del 20 per cento. In tutto fanno circa 4-500 Gw. Appena il 10% dei 42mila necessari da qui al 2016.

Quindi, per accelerare la riqualificazione, il bonus del 55% che scade a dicembre va prorogato, ma limitato ai lavori più efficaci. È, infatti, un’esperienza comunque importante, che ha contribuito a sensibilizzare i proprietari di case.

Ad esempio, va fissata una soglia da raggiungere: un consumo di 90-95Kw al metro quadro per superficie lorda di pavimento, ad esempio. Oggi in media dopo le ristrutturazioni agevolate gli alloggi consumano ancora il doppio. È quindi il caso di chiedersi se può bastare per i nostri 27 milioni di case, per la maggior parte grandi energivore.

Purtroppo molto c’è da fare al riguardo: l’Inghilterra, ad esempio, sta discutendo se tassare le case in base al consumo, con l’incentivo di ridare a chi abbatte i costi, la percentuale di imposte versata in più. Questa può essere una prospettiva.

Comunque il mercato delle case a basso consumo è un mercato ancora tutto da creare, per il quale non c’è sufficiente domanda né sufficiente informazione. Ma anche l’offerta è scarsa, forse perché manca l’interesse da parte dei costruttori. Comunque già oggi il 30% dei nuovi alloggi si colloca nelle classi A e B, con un risparmio energetico maggiore di quello obbligatorio per legge.

Piero Torretta, vicepresidente dell’Ance responsabile per le tecnologie e l’innovazione così spiega: ‘Questo valore aggiunto non è ancora percepito dal mercato. Quindi va avviata una seria politica di incentivi per ridurre il peso dei maggiori costi che sostengono i costruttori più attenti al risparmio energetico.

Il contributo di settemila euro per chi acquista immobili in classe A e B disponibile fino a dicembre non sposta l’offerta. Il contributo legato al rogito andrà a case già sul mercato, pensate e progettate tre anni fa. Bisogna favorire invece chi oggi si impegna a sostenere costi in più per abbattere i consumi. E poi bisogna saper comunicare il prodotto.

Oggi tutti possono certificare la classe energetica dell’edificio, anche con metodi diversi da Regione a Regione. Noi chiediamo invece che almeno la certificazione in classe A o B sia affidata a specialisti controllati da un ente terzo di certificazione. Insomma una qualità che deve essere percepita, garantita e difesa anche agli occhi del consumatore’.

Fonte: Ance

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