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Casa in Lombardia. Entro l’ anno le prime operazioni di housing sociale

Casa in Lombardia. Entro l’ anno le prime operazioni di housing sociale

Casa in Lombardia. Entro l’ anno le prime operazioni di housing sociale

Nel mercato immobiliare le fatiche non sono finite ma, almeno in Lombardia, le luci di una seppur lenta ripresa cominciano a vedersi

È questo uno dei dati salienti che emerge dalla sesta edizione dell’ Italian Expo Real Estate in corso di svolgimento presso la Fiera di Rho Pero. Dati che ha sottolineato anche l’ assessore regionale alla Casa, Domenico Zambetti, intervenuto al convegno ‘Social housing: esperienze a confronto’.

L’ assessore anzitutto ha ribadito che l’ inversione del trend negativo è reso possibile anche dagli interventi messi in campo da Regione Lombardia. Misure anticipate dal presidente Roberto Formigoni e che prevedono che ‘entro l’ anno, partano le prime operazioni di housing sociale promosse dalla Regione stessa con un piano lanciato nei mesi scorsi’.

C’ è infatti un grande bisogno di case da parte dei ceti più deboli e delle giovani famiglie, che desiderano alloggi dignitosi e a prezzo abbordabile. A maggior ragione se si considera che la famiglia media lombarda spende per l’ abitazione circa 817 euro al mese, oltre un terzo del bilancio familiare.

Zambetti ha quindi ricordato che nei mesi scorsi è stato firmato ‘un importante accordo con il mondo della cooperazione, con gli operatori privati, con i Comuni, per mettere a disposizione terreni a basso prezzo per costruire case economiche ma non di bassa qualità dove possano convivere ceti differenti in tutta serenità’.

Interventi che si affiancano agli 850 milioni di euro giá previsti dal Prerp 2007 / 2010 che stanno permettendo la costruzione di 6.000 nuovi alloggi, il recupero di 30 quartieri popolari e il sostegno economico a centinaia di migliaia di famiglie nel pagamento dell’ affitto e nell’ acquisto della prima casa.

Dunque mix abitativo e housing sociale: rispettivamente obiettivo e metodo per l’ attuazione di interventi che ‘devono essere patrimonio di tutti e realizzati con il contributo di tutti: dei soggetti istituzionali (Comuni e Province) impegnati a programmare un nuovo sviluppo del territorio; di quelli pubblici, come le Aler, più legati al soddisfacimento del bisogno dei meno abbienti. Ma anche dei nuovi operatori, privati e del privato sociale che, nelle nuove modalità delle politiche abitative, possono trovare le forme più idonee per raggiungere i loro obiettivi e contribuire herpes yeast infection a migliorare le nostre città’.

Insomma, è sempre più necessario fare squadra. Ed è esattamente per questo motivo che qualche mese fa il presidente Formigoni aveva lanciato la proposta di un patto di un vero e proprio ‘Patto regionale per la casa‘ che mettesse a sistema strategie condivise. Strategie che negli anni hanno significato anche sperimentazione di nuove modalità di sostegno: come il canone moderato, ora adottato da molte Regioni o il canone convenzionato.

Ma anche i contratti di affitto con patto di futura vendita, pensati proprio per garantire, da subito, ai giovani soprattutto, da una parte una casa a prezzi accessibili e, dall’ altra, l’ accompagnamento progressivo verso la proprietà.

Misure che si fondano sulla convinzione che le finalità pubbliche dell’ housing possono essere perseguite anche dai soggetti privati e del terzo settore secondo principi di sussidiarietà e responsabilità.

‘L’importante – ha concluso Zambetti – è che la persona rimanga al centro di qualunque scelta politica. Da qui, infatti, parte il cambiamento. Parte dalla volontà decisa di dire basta a una vecchia filosofia ideologizzata in base alla quale si
costruivano quartieri a blocchi uniformi, in un’ espressione quartieri brutti. Quell’ epoca è finita. La casa, i quartieri, le città e i loro volti non hanno colore politico. Ma esclusivamente un valore sociale e culturale. La bellezza è dunque un valore essenziale non solo dei nostri centri, ma anche delle nuove periferie urbane’.

Questo significa anche che i ‘ghetti’e le periferie degradate, realizzate all’ interno di un sistema che prevedeva enormi risorse pubbliche a pioggia, non sono e non saranno più economicamente e socialmente sostenibili.

Fonte: Regione Lombardia

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