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Riforma del Catasto: penalizzata l’edilizia

Riforma del Catasto: penalizzata l’edilizia

La Riforma del Catasto rischia di penalizzare le imprese di costruzione e di aumentare la sfiducia nel mattone.

La Riforma del Catasto, infatti, prevede la definizione di un Catasto algoritmico reddituale e patrimoniale. In base a queste premesse, sarebbe opportuno e di vitale imporatnza assicurare ai risparmiatori una congruità in rapporto alle rendite, per non penalizzare il settore del mattone, le imprese edili e il mercato della casa, di conseguenza. È per questo motivo che Confedilizia chiede al Governo un confronto sul tema, in quanto è inevitabile che un Catasto algoritmico abbia un margine di errore del 30%. Un algoritmo da impugnare, quindi, e non solo per quanto riguarda la congruità, ma anche e soprattutto per vizio di legittimità.

Ecco cosa prevede, per il Catasto, la Riforma Saccomanni. Il Ministro dell’Economia delinea il programma per la Riforma del Catasto e dell’IMU: invariato il gettito con valori più vicini a quelli di mercato e IMU più severa sulle case sfitte. Nello specifico, la riforma del Catasto, che avrà effetti inevitabili sull’IMU – anche per la stretta relazione esistente fra imposta e valore catastale dell’immobile, base di partenza per calcolare l’imponibile IMU – non sarà probabilmente contenuta nella riforma IMU attesa per fine agosto, ma nella delega fiscale.

È previsto un nuovo calcolo della rendita catastale, non più sulla base dei vani ma dei metri quadri effettivi e con maggior relazione fra valore di mercato, ubicazione e caratteristiche edilizie. La base di riferimento dovrebbe essere rapportata ai valori dell’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate. E si avrà una norma redistributiva: i proprietari di immobili di maggior pregio ubicati in centro città o in zone residenziali di alto livello pagheranno tasse più alte delle attuali, gli altri potranno fruire di un vantaggio fiscale.

Saccomanni spiega che “è necessaria la revisione dell’intero sistema di valutazione del valore patrimoniale e delle rendite degli immobili, per assicurare maggiore equità nella determinazione delle basi imponibili catastali. Bisogna ripensare i differenziali che oggi si registrano tra rendite di immobili situati in diversi territori urbani, assicurando una redistribuzione del carico tributario coerente con il valore degli immobili”.

Questa revisione – spiega ancora Saccomanni – “non comporterà incrementi del gettito complessivo che deriva dalla tassazione immobiliare, che nel 2012 si è attestato intorno ai 44 miliardi, e si dovrà realizzare una riduzione delle imposte sui trasferimenti, che in Italia sono particolarmente elevate”.

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