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Autonomie locali, rivedere il sistema dei controlli

Autonomie locali, rivedere il sistema dei controlli

Metà della spesa pubblica, è dovuta alle Autonomie locali e un Governo tecnico – come l’esperienza di questi giorni dimostra – può farci poco: così Corrado Sforza Fogliani, presidente Confedilizia.

Ma un Governo politico non ci proverà neppure, a fare qualcosa: di Regioni, Provincie e Comuni (e così via) ce ne sono di destra e ce ne sono di sinistra, e al momento buono, come la storia di questi anni insegna, le Autonomie locali trovano regolarmente tutte le forze politiche, nessuna esclusa, pronte a difenderle, perché ciascuna di esse vuole difendere le proprie rispettive riserve clientelari.

Per domare la spesa locale (che supera – tanto per dare un’idea – il 50 per cento del PIL) bisogna anzitutto por mano alla Costituzione. Meglio: bisogna mettere ordine nel Titolo V della Costituzione, che il centrosinistra ha nel 2001 affrettatamente riformato in modo tanto pressapochista quanto negativo, completando un percorso che fa sì che oggi non si sappia neppur più chi governa, nel nostro Paese.

L’Esecutivo deve continuamente confrontarsi – all’atto pratico – con le Regioni più che con il Parlamento, e la Corte costituzionale è ingolfata da ricorsi indotti dall’incertezza di un testo seminato di mine interpretative ad ogni piè sospinto, a cominciare dalla legislazione concorrente (dalla sua definizione ai suoi contorni nonché alla individuazione dei principii generali) per continuare con la possibilità di stabilire tributi ed entrate proprie.

L’appello del Presidente della Corte dei Conti Giampaolino a rivedere il sistema dei controlli (introducendo, anche, poteri inibitori di urgenza e controlli preventivi di legittimità in capo ai giudici contabili), va accolto: è l’unico che può ottenere qualche risultato. In nessun Paese (europeo, perlomeno) le Autonomie locali godono di una situazione così privilegiata, con una Corte dei conti che può al massimo – al di là dei casi di responsabilità contabile – scrivere agli amministratori una letterina (chiamiamola con un nome che renda l’idea) per far presenti le proprie osservazioni di bilancio.

Proprio un presidente di questa Corte, Francesco Staderini, ha fatto presente – essendo già in vigore la richiamata riforma costituzionale – che lo Stato non può sottrarsi al potere dovere di dettare regole e prevedere controlli, sottolineando che in tutti i Paesi europei – Italia esclusa – si riscontrano restrizioni specifiche all’autonomia contabile-finanziaria locale.

‘Vorrei ricordare – così proseguì il presidente – che in Francia (in cui, per di più, i ragionieri/contabili degli enti locali sono addirittura funzionari del Ministero delle finanze) le Camere regionali dei conti approvano i bilanci preventivi e consuntivi e hanno il potere di prescrivere le modifiche da apportare per realizzare il pareggio effettivo; in Germania controlli altrettanto incisivi sono esercitati dalle Corti dei conti dei Länder per gli enti con una certa popolazione e da organi decentrati dagli stessi Länder per quelli minori; infine in Inghilterra un organo di controllo centrale (la Audit Commission) nomina i revisori dei conti, detta loro le prescrizioni operative e ne controlla l’attività’.

Da noi, niente di tutto questo. Chi allora può meravigliarsi dello spreco che caratterizza le Regioni e, in ispecie, i Comuni medio-grossi?

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