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Emilia Romagna, Piano Casa Tour risultato duplice

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Emilia Romagna, Piano Casa Tour risultato duplice

Poche domande ma successo per il rinnovo del governo del territorio, chieste deroghe e proroga dei termini

Il basso numero di pratiche è dovuto alla presenza di norme precedenti che già consentivano demolizioni e ricostruzioni con ampliamenti anche maggiori del 35% sulla base di accordi e assunzioni di responsabilità reciproca tra pubblico e privato.

Per quanto riguarda l’emergenza abitativa la Regione ha avviato iniziative in collaborazione con gli Enti Locali e bandi per la riqualificazione urbana. Ma pensa soprattutto al supporto del sistema dei fondi immobiliari. Un gruppo di fondazioni lavora per la selezione degli interventi coordinandosi con il territorio per ottenere la liquidità messa a disposizione dalla Cassa Depositi e prestiti.

La Cdp, infatti, entra nei fondi con il 40% del capitale, mentre gli Enti locali partecipano con fondi e aree. I cittadini possono scontare quindi un prezzo più basso di quello di mercato. Infatti possono beneficiare di una riduzione del prezzo data dallo sconto per il valore dell’area, cui possono aggiungersi i minori oneri finanziari stabiliti dai Comuni.

Le misure di rilancio non sono facilmente applicabili secondo Stefania Zanni, vicepresidente di Anci Emilia Romagna con delega ad Urbanistica e Casa. Causa le premialità che favoriscono solo certe tipologie di edifici e di percentuali di ampliamento che non ripagano degli investimenti sostenuti. Allo stesso tempo è difficile concedere aumenti di cubatura maggiori senza prevedere servizi aggiuntivi come i parcheggi. E inoltre densificare i quartieri esistenti porterebbe peggiorarne la qualità della vita. E non è utile la stratificazione delle norme, ma sarebbe auspicabile la semplificazione di tutto il sistema.

Gli obiettivi del Piano Casa potrebbero coinvolgere anche gli edifici produttivi, secondo il direttore di Atecap Alberto De Vizio, che ha spiegato le dinamiche per la delocalizzazione degli edifici industriali dismessi o da dismettere attraverso una serie di accordi in cui coinvolgere Camere di Commercio, Regione e Associazioni dei costruttori.

Per Roberto Franchini, presidente di Cna Costruzioni Emilia Romagna, sono necessarie ulteriori deroghe: molti edifici, infatti, non possono usufruire delle misure di rilancio per il problema delle distanze. Secondo Franchini sarebbe utile anche una proroga dei termini, in scadenza al 31 dicembre, fino all’emanazione di un nuovo testo unico dell’edilizia. Sarebbe utile invece eliminare ogni limite temporale per il titolo III della L.R. 6/2009 sul Piano Casa, che con le dovute modifiche potrebbe diventare a tempo indeterminato.

Sul problema del Social Housing l’intervento di Francesco Montanari, vicepresidente di Ance Emilia Romagna. L‘edilizia sociale dovrebbe essere legata al ritorno economico per interessare i costruttori. E infine l’inversione di tendenza dell’edilizia avrebbe bisogno di uno snellimento normativo e di controlli sulla regolarità.

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