Bankitalia, aumentano i prestiti alle famiglie
Aumentano i debiti delle famiglie: +8,3% in un anno trascinati dai mutui-casa
In un anno, quello della crisi, gli italiani si sono indebitati di più. Non solo per far fronte ai consumi, la maggior parte dei nuovi prestiti richiesti dalle famiglie sono mutui-casa. Tra luglio 2009 e luglio di quest’anno i prestiti concessi alle famiglie sono cresciuti del 2,9%, valore lievemente inferiore a quello del mese precedente (+3% giugno 2010 su giugno 2009).
È inalterato il tasso di crescita annuale dei prestiti alle imprese (-0,5%) mentre quello dei prestiti alle famiglie è accelerato all’8,3% dal 7,9% di giugno (con un +9% per l’acquisto dell’abitazione). L’ammontare totale dei prestiti alle famiglie è cresciuto dell’1.6%, rallentando il passo rispetto al +2% di giugno.
Nel panorama internazionale però, nonostante l’aumento dell’8% dell’ultimo anno, le famiglie italiane rimangono le meno indebitate. Il loro indebitamento complessivo ha lievemente superato l’anno scorso il 60% del reddito disponibile. Una percentuale inferiore alla media di Eurolandia (95%), e dei Paesi anglosassoni. Usa 130%, e Gran Bretagna (150%).
Anche le famiglie spagnole, tedesche e francesi sono più indebitate di quelle italiane. Crisi o non crisi i prestiti per l’acquisto delle abitazioni continuano a crescere. L’anno scorso sono aumentati dell’1,8%, anche se un po’ meno rispetto al 3% dell’anno precedente. Nei primi mesi di quest’anno ci sono stati segnali di accelerazione anche perché i tassi di interesse sono rimasti pressocché fermi. La preferenza va sempre di più al tasso variabile, e quest’anno si è superata la percentuale dell’80% dei nuovi contratti a tasso variabile rispetto a quelli a tasso fisso.
Gli effetti della stagnazione economica si fanno sentire anche sulla qualità dei crediti. Crescono ancora le sofferenze bancarie. A luglio, si legge sempre nel supplemento al Bollettino statistico della Banca d’Italia, le sofferenze hanno superato quota 70 miliardi rispetto ai 68 miliardi di giugno.
Fonte: Ance
Lascia un commento
La tua email non sarà pubblicata. I campi con * sono richiesti