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Meno tasse, meno ideologia e meno speculazione: è possibile

Meno tasse, meno ideologia e meno speculazione: è possibile

Lo ha affermato Corrado Sforza Fogliani, presidente Confedilizia, nell’annuale Conferenza organizzativa dei quadri direttivi della Confedilizia riunitasi a Roma.

Regno Unito docet, dice il presidente Confedilizia. E infatti, mentre a Londra i prezzi degli immobili sono in forte crescita, in Italia, invece, la depressione immobiliare continua. Il motivo è chiaro, secondo Sorza Fogliani: nel Regno Unito il Governo conservatore segue la strada di tagliare le tasse, da noi il Governo segue la strada esattamente contraria. Nel 2014 pagheremo dai 23 ai 27 miliardi di euro – a seconda che le aliquote comunali siano fissate al minimo o al massimo – per IMU-TASI, rispetto ai 20 miliardi di IMU di quest’anno; tanto, per l’immobiliare e perfino senza la TARES, che invece crescerà anch’essa. La pressione fiscale sul PIL, dal canto suo, è aumentata nel 2012 al 44 per cento.

Il quadro, dunque, è chiaro, sostiene Sforza Fogliani. Ma perché, allora, il Governo continua a calcare la mano fiscale sull’immobiliare – dati per il 2014 – ed a seguire così la strada di Monti, aumentando anzi la già spropositata tassazione immobiliare di quest’ultimo, le cui superrendite catastali vengono addirittura trasformate da sperimentali/provvisorie in stabili?

La ragione è solo e unicamente ideologica o speculativa che dir si voglia, tanto questa cura – giustificata coi prossimi “baratri”, o con l’equità – è controproducente per il settore interessato (e con esso per la ripresa, Nadaud insegna). Dietro la persecuzione dei risparmiatori in edilizia, in sostanza, non può che esservi (lo abbiamo già sostenuto anche tempo fa) il disegno politico/ideologico di virare verso un disegno che si salda in Italia con quello speculativo di favorire la grande finanza.

Come ha confermato recentemente Francesco Forte, l’ideologia dell’imposta patrimoniale diffusa sulla proprietà immobiliare alberga da qualche po’ in certe forze politiche oltre che nei finanzieri di riferimento delle stesse.

“Per essi – ha scritto testualmente l’ex Ministro delle finanze – la proprietà di immobili dei risparmiatori persone fisiche, è una ricchezza statica da combattere. Gli immobili debbono appartenere ai grandi gruppi finanziari: assicurazioni, fondi di investimento, banche, che li daranno in affitto. I risparmiatori debbono investire in azioni, obbligazioni, fondi di investimento, risparmio bancario”.

L’alibi è che la ricchezza immobiliare è una ricchezza statica – secondo le liturgiche e ricorrenti litanie dei giornali confindustriali o della grande finanza – e che bisogna favorire imprese e lavoro, come se l’immobiliare non producesse lavoro e non mettesse in movimento anch’essa le imprese.

Ma tant’è: si trascura a bella posta l’insegnamento di David Ricardo e di Luigi Einaudi, e cioè che – per equità così come, in particolar modo, per non frenare lo sviluppo – occorre tassare i redditi e non la ricchezza (cioè il patrimonio) in sé. Come si fa in tutti i Paesi civili, oltretutto.

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