Banca d’Italia, Tecnoborsa e Agenzia delle Entrate hanno condotto un sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni.
Ne emerge che gli agenti immobiliari indicano che nel II trimestre del 2013 è proseguita la fase di debolezza del mercato. Continuano infatti a prevalere le indicazioni di flessione delle quotazioni (sebbene in lieve attenuazione rispetto ad aprile,) e diminuisce il flusso dei nuovi incarichi a vendere. La quota del valore dell’immobile finanziata tramite mutuo è in diminuzione da un anno. Le aspettative a breve termine sono peggiorate, sia per il mercato locale di riferimento sia per quello nazionale, annullando il parziale progresso registrato nell’inchiesta precedente; la flessione delle quotazioni proseguirebbe nel trimestre in corso. Anche per le aspettative di lungo periodo (due anni) sono tornati a prevalere i giudizi sfavorevoli sugli andamenti del mercato nazionale. Le interviste si sono svolte tra il 25 giugno e il 19 luglio 2013 e hanno riguardato il trimestre aprile-giugno 2013. Vi hanno partecipato 1.375 agenzie immobiliari.
In particolare, la quota di agenti immobiliari che hanno osservato una diminuzione congiunturale dei prezzi di vendita è calata dopo due rialzi consecutivi, collocandosi al 76,8% rispetto all’83,1% rilevato nel sondaggio di aprile; contestualmente, è cresciuta l’incidenza di coloro che hanno riportato una stabilità delle quotazioni, mentre quella degli operatori che ne hanno segnalato un aumento è rimasta trascurabile. I segnali di attenuazione della caduta dei prezzi sono stati più accentuati nelle regioni del Centro e al Sud e nelle Isole.
È lievemente diminuita la quota di agenzie che hanno venduto almeno un’abitazione (al 63,6%, contro il 64,4% osservato in aprile e in gennaio), che tuttavia resta di quasi otto punti percentuali sopra il minimo registrato nel III trimestre del 2012. La riduzione è ascrivibile al calo registrato nel Nord-Est e al Centro, solo in parte compensato dall’incremento osservato nelle restanti aree geografiche. Il saldo percentuale tra risposte di aumento e di diminuzione delle giacenze degli incarichi a vendere è nuovamente sceso di 4,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, portandosi a 32,1 punti; la flessione ha interessato tutte le aree geografiche, ad eccezione del Sud e delle Isole. È calato ancora di più il saldo tra le risposte di aumento e diminuzione delle acquisizioni di nuovi incarichi (a 18,3 punti percentuali, da 25,7 dell’inchiesta precedente).
Tra le cause prevalenti della cessazione degli incarichi a vendere, si è ridotta per il quinto trimestre consecutivo la quota di agenti che segnalano difficoltà nel reperimento del mutuo da parte dei potenziali acquirenti (48,9%, rispetto a 51,1% del sondaggio precedente e rispetto a 63,8% di aprile 2012). Le altre principali ragioni del ritiro o del mancato rinnovo degli incarichi rimangono la percezione di prezzi di acquisto troppo elevati (riportata dal 60,2% degli operatori), e di offerte troppo basse (segnalate dal 51,2% degli agenti); la quota di coloro che indicano tra le motivazioni la prospettiva di prezzi più favorevoli è salita di 2,4 punti percentuali, al 23,4%.
Il margine di sconto dei prezzi di vendita rispetto alle richieste iniziali del venditore è rimasto al 15,7%, mentre è continuato ad aumentare il tempo che intercorre tra l’affidamento dell’incarico e la vendita dell’immobile (a 8,8 mesi, contro i precedenti 8,6). La quota di acquisti di abitazioni finanziati con un mutuo ipotecario è diminuita per il quarto trimestre consecutivo (al 55%, contro il 56,1% del sondaggio precedente e il 64,7% rilevato nel II trimestre 2012), così come il rapporto tra ammontare del mutuo e valore dell’immobile (sceso al 55,8% dal 56,1% della rilevazione di aprile) attestandosi sul valore minimo dall’avvio dell’indagine.
Il calo rispetto al I trimestre del 2013 è ascrivibile interamente alla flessione registrata al Centro. In luglio le attese degli agenti immobiliari sulle tendenze a breve termine del mercato di riferimento sono rimaste orientate al pessimismo: il saldo negativo tra giudizi favorevoli e sfavorevoli si è nuovamente ampliato (a -43,5 punti percentuali, da -31,5%), principalmente a causa dell’aumento della quota di opinioni sfavorevoli, annullando il parziale miglioramento registrato nella precedente rilevazione.
Con riferimento alle attese sui nuovi incarichi a vendere nel trimestre estivo, il saldo tra giudizi di aumento e di diminuzione è rimasto positivo, pur dimezzandosi rispetto all’inchiesta di aprile (a 6,1 punti percentuali, da 13), riflettendo l’incremento di coloro che prevedono un calo dei nuovi incarichi. Nello stesso orizzonte temporale, le valutazioni sulla dinamica delle quotazioni rimangono orientate al ribasso, sebbene il saldo negativo tra le agenzie che si attendono un aumento dei prezzi e quelle che ne prefigurano un calo sia moderatamente diminuito (a -68,7 punti percentuali da -70,2 nell’inchiesta di aprile); la quota di operatori che prospettano un incremento dei prezzi è rimasta trascurabile.
Restano negativi e in lieve peggioramento anche i giudizi sulle tendenze a breve termine del mercato immobiliare nazionale: il saldo tra attese favorevoli e sfavorevoli si è portato a -53,3 punti percentuali, da -48,4 della precedente indagine; vi ha concorso sia l’aumento della quota di risposte negative sia il calo dell’incidenza di quelle positive. Il saldo percentuale tra attese di miglioramento e di peggioramento del mercato nazionale nel prossimo biennio è tornato su valori negativi -5,5 punti percentuali), dopo due rilevazioni consecutive in cui erano prevalse indicazioni di miglioramento. Il deterioramento ha riguardato tutte le aree geografiche, solo al Sud e nelle Isole si rilevano saldi positivi.
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