728 x 90



Service Tax sui servizi comunali, chiarimenti

Service Tax sui servizi comunali, chiarimenti

La Service Tax, come abbiamo già comunicato, dal 2014 sostituirà alcune imposte oggi in vigore fra le quali l’Imu e la tassa sui rifiuti.

La nuova tassa sui servizi comunali peserà sugli immobili posseduti a qualunque titolo e andrà a formare la propria base imponibile tenendo conto della superficie o della rendita catastale dell’immobile soggetto a tassazione, in base a modalità di calcolo che saranno definite nella prossima Legge di Stabilità. Per ora si sa solo che le tariffe per la nuova tassa saranno commisurate alla quantità e alla qualità media ordinaria di rifiuti prodotti per unità di superficie, in base agli usi e alle tipologie delle attività svolte e al costo del servizio dei rifiuti. In pratica per la nuova tassa sui servizi una parte graverà sui proprietari e l’altra toccherà gli inquilini. Ecco perché sono state definite alcune clausole.

In proposito, il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha assicurato che viene preservata la capacità fiscale dei Comuni, ma ne sarà limitata l’autonomia di manovra sulle aliquote. Più precisamente, i Comuni saranno liberi di definire la propria aliquota che, comunque, dovrà essere inferiore ad un tetto massimo.

Tuttavia, non sono state fissate ancora le aliquote minime perché i Comuni avranno la facoltà di azzerare il peso di tale tassa o di una parte di essa anche a fronte di una risorsa economica di due miliardi che il Governo metterà a disposizione dei Comuni per ridurre il carico fiscale della Service Tax. Nei prossimi mesi il Governo, dunque, dovrà lavorare in sinergia con i Comuni, allo scopo primario di definire i dettagli della norma e realizzare finalmente la tanto attesa riforma equa, anche per quanto riguarda l’Iva.

E a proposito di Iva, l’aumento al 22% previsto per il 1° luglio 2013 per il momento è stato congelato per tre mesi. Tale aumento di un punto percentuale dell’IVA è uno dei provvedimenti necessari per il recupero delle risorse finanziarie necessarie a rientrare nel 3% del rapporto Deficit/PIL stabilito dalla UE.

Tuttavia economisti, studiosi ed addetti ai lavori, in generale, valutano questa misura antieconomica e non valida allo scopo perseguito anche e soprattutto perché produrrebbe una pericolosa contrazione dei consumi a causa, appunto, del conseguente aumento del prezzo finale di beni e servizi.

Administrator
ADMINISTRATOR
PROFILO

Lascia un commento

La tua email non sarà pubblicata. I campi con * sono richiesti

Cancel reply