728 x 90



Imu: intesa Pd-Pdl, abolita per il 2013 la tassa sulla casa

Imu: intesa Pd-Pdl, abolita per il 2013 la tassa sulla casa

In attesa del decreto Imu, Pd e Pdl hanno stretto un’intesa che cancellerà l’Imu 2013 per lasciare il posto alla service tax nel 2014.

Per l’imposta sugli immobili, in sintesi, Pd e Pdl hanno siglato un’intesa che porterà alla cancellazione le rate dell’IMU 2013 per la prima casa ed i terreni agricoli. Il decreto Imu che sarà varato dal CdM dovrebbe cancellare definitivamente la prima e la seconda rata dell’Imu per il 2013, dal 2014 arriverà invece una nuova tassa sugli immobili che si baserà sulle dimensioni dell’immobile e verrà stabilita nello specifico con la Legge di Stabilità da approvare entro il 15 ottobre. L’Imu quindi lascerà il posto alla service tax, un’imposta che non sarà più patrimoniale come l’Imu, ma sarà un contributo sui servizi comunali.

Tuttavia, persiste il problema delle necessarie risorse: per compensare il mancato gettito Imu 2013 servono 4 miliardi di euro. Per i 2,4 miliardi delle prime rate la copertura arriverà dalla maggiore Iva pagata dai creditori statali, dal settore dei giochi e da alcuni tagli alla spesa dei Ministeri e ai contributi alle imprese.

Arrivano, intanto, dal Confartigianato le stime su Imu e Tares e il loro peso sulle imprese. Nel 2012 gli imprenditori hanno pagato ben 9,3 miliari di euro di Imu (il 39,1% dei 23,7 miliardi di gettito totale), destinati ad aumentare a causa del meccanismo di rincaro automatico del moltiplicatore da applicare alle rendite catastali per gli immobili produttivi: +8,3%, pari a +491,2 milioni di euro di spesa per le aziende.

In più, con la Tares, le piccole imprese artigiane potrebbero subire rincari sui tributi per i rifiuti fino al +300%, a rischio soprattutto pizze al taglio, pasticcerie e panifici. Il passaggio da Ici ad Imu, fa notare Confartigianato, è costato agli italiani 14,5 miliardi di euro in più. Un aggravio che è andato a pesare soprattutto sulle imprese, con la metà dei Comuni (50,6%) che hanno aumentato l’aliquota base da applicare agli immobili produttivi (in media 9,4 per mille); il 47,9% ha mantenuto l’aliquota base al 7,6 per mille; l’1,6% dei Comuni l’ha ridotta.

Pertanto, sostiene Confartigianato, “gli imprenditori non possono sopportare ulteriori aumenti di onere fiscale, né l’incertezza su tempi e modalità di applicazione dei tributi. Per quanto riguarda l’Imu non è giusto che gli immobili produttivi siano trattati alla stregua delle seconde case: i nostri laboratori vanno esentati dall’imposta perché sono la nostra prima casa. In definitiva, su Imu e Tares vanno trovate soluzioni che, oltre ad evitare l’inasprimento della tassazione, siano capaci di garantire la semplificazione impositiva e amministrativa”.

Administrator
ADMINISTRATOR
PROFILO

Lascia un commento

La tua email non sarà pubblicata. I campi con * sono richiesti

Cancel reply