La Confedilizia ha chiesto formalmente che venga ripristinata la percentuale – di per sé, comunque, insufficiente – del 15%. Una proposta che arriva da Corrado Sforza Fogliani, Presidente Confedilizia: riflessioni sugli effetti sul mercato degli affitti.
La legge di riforma del mercato del lavoro (n. 92/’12) ha previsto, a decorrere dal 2013 (da applicarsi – quindi – con la dichiarazione dei redditi da presentare nel 2014), la riduzione dal 15% al 5% della deduzione forfettaria Irpef per i redditi da locazione (quale parte della copertura finanziaria del provvedimento). La deduzione del 15% è una deduzione forfettaria delle spese che sono a carico del proprietario che loca (imposte e tasse, manutenzione ordinaria e straordinaria, riparazione, assicurazione, amministrazione, rischio sfitto ecc.).
Non è, quindi, un’agevolazione, ma semplicemente una modalità di determinazione del reddito da locazione. Per tutte le attività, il reddito si determina al netto delle spese sostenute per ottenerlo. L’unica differenza è che, per i locatori, le spese non sono determinate analiticamente ma in modo forfettario. Fino a qualche anno fa, peraltro, tale deduzione era pari al 25%. Cifra che era comunque più bassa rispetto a quella che gli studiosi di estimo applicano in relazione al livello dei costi che gravano sul proprietario, calcolata in circa il 30%.
L’aver portato al 5% la percentuale di deduzione in parola significa, in sostanza, negare – con una misura senza precedenti – il riconoscimento dei “costi di produzione” di un reddito, quello da locazione. Questo, con misura di assai dubbia costituzionalità, posto che il reddito da locazione viene discriminato in peius rispetto ad altri redditi e perché, comunque, si assoggetta a imposizione fiscale un reddito superiore a quello reale, siccome depurato di costi (5%) all’evidenza insignificanti.
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