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Da cave e miniere a parchi naturali? Per AITEC è possibile

Da cave e miniere a parchi naturali? Per AITEC è possibile

AITEC, Associazione Italiana Tecnico Economica Cemento, e Legambiente hanno presentato a Ecomondo – Rimini le linee guida sulle aree estrattive.

Da cave e miniere a parchi naturali? Per AITEC si può e Legambiente ci mette la firma. ‘Gestione sostenibile e recupero delle aree estrattive’. Questo il nome dell’incontro  organizzato oggi ad Ecomondo da AITEC – l’Associazione storica di Confindustria rappresentativa dei produttori di cemento – e Legambiente, per presentare al pubblico il frutto del progetto ideato e realizzato insieme: le Linee Guida sulle Aree Estrattive.

Il proposito delle Linee Guida è diffondere i principi di gestione sostenibile dell’approvvigionamento di materie prime per cemento e gli obiettivi di tutela ambientale, che devono guidare gli operatori del settore durante tutto il ciclo di vita della cava o della miniera, dalla fase di pianificazione e progettazione fino al recupero.

«Siamo consapevoli di come l’attività estrattiva causi inevitabilmente un cambiamento dello stato dei luoghi – ha affermato Giuseppe Schlitzer Consigliere Delegato di AITEC – generando impatti sull’ambiente. Vogliamo mettere in campo tutte le azioni che possano non solo mitigare gli impatti, ma rendere possibile un recupero ambientale tale da creare nuovo valore naturalistico, apportare benefici alla biodiversità e agli ecosistemi, offrire nuovi spazi fruibili alla collettività».

«Non è fermando le cave in Italia – aggiunge il Vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini – magari delocalizzando le attività, che si darà risposta ai problemi. Le attività estrattive sono un tema importante per guardare al futuro del nostro Paese e l’impostazione che proponiamo con AITEC guarda da subito a come quell’area tornerà alla comunità. Perché sarà inevitabilmente diversa ma non degradata, anzi valorizzata da un punto di vista delle potenzialità ecologiche».

«Il Ministero dello Sviluppo Economico è disponibile a collaborare come collettore di dati e di esigenze di tutte le parti interessate – sottolinea Raffaella Mastrella, Direzione Generale per le Risorse Minerarie ed Energetiche del MISE – per definire una nuova legge quadro e una politica mineraria nazionale».

Una necessità, quella di adeguare la politica nazionale nel settore minerario, che Marco Sertorio, Presidente di Assomineraria, ritiene ormai matura «per riaffermare il valore strategico dell’attività estrattiva come risorsa indispensabile per l’economia italiana».

Aggiornare il quadro normativo relativo alle attività estrattive, sottolinea il Senatore Francesco Ferrante, della Commissione Territorio, Ambiente e Beni Ambientali «sarebbe una chiara risposta del nostro Paese alle richieste della Commissione Europea, e consentirebbe di arginare il problema dell’illegalità e di garantire il rispetto dei vincoli paesaggistici e della protezione del territorio».

Nell’ottica di un coinvolgimento di tutte le parti interessate (imprese, enti locali e società civile), «dev’essere risolto il problema di eccesso di burocrazia», sottolinea Domenico Savoca Direttore Sviluppo Attività Estrattive della Regione Lombardia, per puntare sulla trasparenza, sui controlli e sui monitoraggi, a garanzia della sostenibilità ambientale, come nel caso raccontato da Maurizio Corbetta della Commissione intercomunale Bulciago e Cassago Brianza.

Tra gli obiettivi delle Linee Guida, quello di «coinvolgere gli stakeholder nel processo produttivo e privilegiare i comportamenti virtuosi, per rendere più agevole l’attività delle aziende che operano nella legalità, oltre a rafforzare una cultura della sostenibilità dell’attività estrattiva, tra gli operatori e il mondo accademico» aggiungono Marcelino Linares della Holcim Italia e Mauro Fornaro, Professore di Geologia dell’Università di Torino.

In particolare le Linee Guida individuano le misure da adottare, nelle fasi di progettazione, gestione e recupero, per la riduzione degli impatti su:
*atmosfera. Per limitare l’emissione di polveri, si orientano i fronti di scavo in funzione della direzione dei venti, si bagnano piste e piazzali percorsi dai mezzi da cava, si sospendono le operazioni nei giorni troppo ventosi, ecc.;
*ambiente idrico. Per tutelare le acque si realizzano apposite canalette, si controllano gli scarichi di acque su corsi d’acqua superficiali, si effettua periodica manutenzione dei mezzi in aree attrezzate per evitare sversamenti di sostanze inquinanti, ecc.;
*suolo e sottosuolo. Progettando lo scavo in modo che la modificazione della morfologia risulti compatibile con l’assetto dei luoghi, conservando il suolo asportato in fase di scopertura per le opere di recupero ambientale, ecc.;
*rumore e vibrazioni. Utilizzando macchinari nuovi che producano emissioni ridotte e pannelli fonoassorbenti per gli impianti, ecc.;
*paesaggio e intervisibilità. Privilegiando la coltivazione dall’alto verso il basso con cantieri “schermati”, prevedendo soluzioni per minimizzare l’impatto morfologico degli scavi, ecc.;
*flora e fauna.
Valutando l’alterazione dell’habitat, l’eventuale riduzione del patrimonio forestale, la modifica degli elementi che costituiscono l’ecosistema.

La vita media di una cava è di 30 anni, ma seguendo le indicazioni delle Linee Guida è possibile restituire il territorio alla collettività in tempi molto più brevi, iniziando gli interventi di recupero ambientale contestualmente alla lavorazione dei terreni. A rafforzare i principi proposti da AITEC-Legambiente, i casi virtuosi di cave e miniere dismesse che sono state già trasformate in aree protette, parchi naturali, percorsi turistici e didattici, osservatori panoramici e dedicati al birdwatching. Molti ex cantieri per l’estrazione di materie prime, sottoposti a recupero ambientale, hanno infatti riacquistato valore e ora contribuiscono alla conservazione della biodiversità locale.

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