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Dismissione beni pubblici, no alla svendita

Dismissione beni pubblici, no alla svendita

Questo il consiglio di Achille Colombo Clerici, che suggerisce l’alternativa: la creazione di un sistema di titoli, rappresentativi di fondi in cui siano conferiti i beni pubblici.

Lo Stato, per evitare la svendita dei beni pubblici, nel suo piano di abbattimento del debito pubblico, potrebbe conferire gli immobili in fondi sempre a gestione pubblica per poi collocarne sul mercato le quote, secondo Achille Colombo Clerici, Presidente Assoedilizia. Nella dismissione dei beni pubblici (immobili e partecipazioni) Stato ed enti locali non devono comportarsi come un qualunque privato cittadino: cessione materiale del bene ad un acquirente terzo.

La conseguenza è ovvia: se devono dismettere in tempi brevissimi e gli immobili non sono nelle condizioni ottimali per la vendita, alla fine essi sono costretti alla svendita e impossibilitati alla rivalutazione degli immobili stessi, che invece la fa l’acquirente e non il venditore. Dovrebbero, invece, conferire gli immobili in fondi affidati alla gestione di appositi soggetti creati sempre dall’ente pubblico proprio allo scopo di rivalutarli. I titoli rappresentativi dei fondi andrebbero collocati sul mercato della libera sottoscrizione da parte dei risparmiatori privati: una sorta di processo di finanziarizzazione degli immobili pubblici.

Naturalmente, se la redditività dei beni non bastasse a rendere competitivo questo investimento rispetto ad altre forme di investimento, il prezzo di collocamento sarà adeguatamente ridotto rispetto a quello di mercato. In tal modo potranno esser conferiti utilmente nel fondo anche immobili dalla redditività diretta scarsa o inesistente, come ad esempio quelli destinati all’attività istituzionale degli enti pubblici. In tal modo, verrà a crearsi un mercato di questi titoli, nei quali i valori potranno apprezzarsi man mano che la gestione degli immobili li porterà ad una valorizzazione economica.

Precisa infine Colombo Clerici: ”Lo Stato e gli enti pubblici conferenti, ove mantenessero in portafoglio una quota dei titoli emessi, con la rivalutazione degli stessi nel tempo, potrebbero anch’essi beneficiare di un vantaggio patrimoniale. È opportuno aggiungere che tale forma di dismissione, a differenza della cessione materiale dei beni, non avrebbe interferenze negative sul mercato immobiliare, in quanto non produrrebbe un repentino accrescimento dell’offerta immobiliare”.

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