Da un dossier Legambiente: 26 i clan censiti dalla Direzione nazionale antimafia, 1.431 i beni confiscati. La Liguria è la prima regione per numero d’illeciti, seguono Lombardia ed Emilia Romagna. Lombardia al terzo posto in Italia per aziende sottratte alle organizzazioni mafiose. Milano è al quinto posto per gli immobili tolti ai clan.
Mafie, corruzione, illegalità: sono l’altra faccia dell’Italia, tre criticità che colpiscono tutta la Penisola. Negli ultimi cinque anni anche il Nord-Italia ha, infatti, registrato dati allarmanti che indicano come questi fenomeni non siano una prerogativa solo del Sud del Paese. E i numeri parlano chiaro: dal 2006 al 2010 ci sono state 7.139 infrazioni, 9.476 persone denunciate, 1.198 sequestri, 9 arresti. Senza contare lo scioglimento forzato o le dimissioni anticipate di consigli comunali per infiltrazioni mafiose, Piani di governo del territorio (Pgt) scritti e riscritti “sotto dettatura”, professionisti sorpresi con la mazzetta in mano – banconote da 200 e 500 euro – e ancora omicidi, sequestri, denunce.
È quanto emerge da ‘Cemento Spa’, il dossier di Legambiente presentato a Genova e che offre un’inquietante panoramica macroregionale del malaffare che si annida nel ciclo del cemento. Un viaggio tra le regioni del Nord fatto di dati e di storie per capire quanto l’illegalità sia radicata e quanto sia importante estirparla. Al convegno hanno partecipato Enrico Fontana, Responsabile Osservatorio Ambiente e Legalità Legambiente, Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria, Stefano Bigliazzi, Centro Azione Giuridica Legambiente Liguria e Matteo Lupi, Referente Libera Liguria.
A muovere la “Cemento spa”, in tutte le sue articolazioni (da quelle criminali fino alla malapolitica) è un vorticoso giro d’affari. Quello legale e quello illecito, collegato alla corruzione e all’abusivismo edilizio. Buona parte dei 60 miliardi di euro “fatturati” ogni anno nel nostro Paese dalla corruzione, secondo le stime della Corte dei Conti, è riconducibile al sistema degli appalti pubblici e alla ‘valorizzazione’ immobiliare del territorio. Il mattone illegale ha fatturato solo nel 2010, secondo i dati elaborati dalla nostra associazione, almeno 1,8 miliardi di euro.
‘I numeri di questo dossier parlano chiaro: l’intreccio tra illegalità, corruzione e mafie nel ciclo del cemento rappresenta un’autentica minaccia per l’economia e l’ambiente del Nord Italia. Dopo aver saccheggiato e impoverito il Mezzogiorno, i clan stanno sempre di più trasferendo il loro sistema d’imprenditoria criminale nel resto del Paese, sfruttando disattenzioni, sottovalutazioni del problema, vere e proprie complicità. C’è bisogno di una reazione forte e immediata da parte di tutti: dalle istituzioni a chi ha responsabilità politiche, dalle imprese ai cittadini’‘, ha dichiarato Enrico Fontana, Responsabile Osservatorio Ambiente e Legalità Legambiente.
Ma non è solo una questione di mafie. L’abusivismo edilizio classico continua a sfregiare l’intero Paese, non solo al Sud, come solitamente viene raccontato. Secondo le stime del Cresme, nell’ultimo anno sono stati 26.500 gli abusi censiti, numero che assorbe ben 18mila nuove costruzioni. Lo scorso 29 febbraio, solo un esempio, ad Arcola, vicino La Spezia, il Corpo forestale dello Stato ha sequestrato un complesso immobiliare (residenziale e commerciale) in un’area ad alto rischio idrogeologico, nonostante la Regione avesse imposto nell’area il divieto assoluto di edificazione dopo i danni arrecati dall’alluvione del 25 ottobre 2011.
‘La Liguria si è guadagnata la testa della classifica per il Nord Italia – ha spiegato Santo Grammatico, Presidente di Legambiente Liguria – dove la capacità di penetrazione della criminalità organizzata negli enti locali, negli appalti per i lavori pubblici, in un momento di crisi economica si è rafforzata e dobbiamo ringraziare le forze dell’ordine se in questi anni il fenomeno ha cominciato ad essere circoscritto e definito con puntualità. Crediamo che le grandi opere abbiano la capacità di attrarre grandi capitali ma anche interessi non sempre trasparenti. Il ponente ligure, con i comuni di Ventimiglia e Bordighera sciolti per infiltrazione mafiosa a causa di interessi legati alla costruzione di porti, al gioco d’azzardo e alla gestione degli appalti ne rappresenta una prima evidenza’.
I clan censiti dalla Direzione nazionale antimafia nelle regioni del Nord sono 26. Un altro dato che sintetizza la gravità della penetrazione mafiosa al Nord è quello relativo ai beni confiscati alle mafie: che al 1 febbraio 2012 hanno raggiunto quota 1.431, secondo quanto riferito dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. La Lombardia, per aziende confiscate (205), è la terza regione d’Italia, dopo Sicilia (561) e Campania (317). E Milano, con 190 immobili sottratti ai clan, è la quinta città d’Italia, dopo Palermo (1924), Reggio Calabria (245), Motta Sant’Anastasia, in provincia di Catania (230) e Roma (209).
Dunque, lo scenario che emerge da ‘Cemento Spa’ richiede un’immediata assunzione di responsabilità e una profonda riconversione all’insegna della legalità, della trasparenza e della sostenibilità, ambientale ed energetica. Legambiente rilancia perciò tre proposte specifiche per combattere gli illeciti e su cui è forte l’impegno comune con Libera, l’associazione contro tutte le mafie, che sabato 17 marzo ha celebrato a Genova la diciassettesima edizione della “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie” promossa insieme ad Avviso Pubblico.
La prima proposta lanciata dall’associazione ambientalista riguarda l’approvazione da parte del Parlamento di un efficace sistema sanzionatorio contro la corruzione (come richiesto da oltre un milione e 200mila cittadini che hanno sottoscritto, nei mesi scorsi, la petizione lanciata da Libera) che prevedeva, in particolare, la ratifica della convenzione di Strasburgo del 1999, l’introduzione nel nostro codice di delitti come il traffico d’influenze illecite, la corruzione tra privati, l’autoriciclaggio. La seconda proposta consiste nell’introduzione nel Codice penale di quei delitti contro l’ambiente, sollecitati dalla direttiva 2008/99/CE, che rappresentano uno strumento indispensabile contro i fenomeni di aggressione illegale al territorio e alle risorse naturali.
Infine, Legambiente ribadisce l’importanza di definire un Piano nazionale di lotta all’abusivismo edilizio, che individui di concerto con le Regioni e gli enti locali tutti gli strumenti utili (dal controllo del territorio agli abbattimenti di immobili costruiti illegalmente) per stroncare una piaga che affligge ormai da troppo tempo il nostro Paese.
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