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Dall’eolico 5.000 posti di lavoro l’anno

Dall’eolico 5.000 posti di lavoro l’anno

È quanto previsto da uno studio Anev-Uil sui risvolti occupazionali derivanti dall’energia del vento

Una crescita di 5.000 posti di lavoro l’anno da qui al 2020, per passare dagli attuali 29.000 fino a circa 67.000 occupati nel settore. Sono questi i dati presentati da Anev (Associazione Nazionale Energia del Vento) e Uil (Unione Italiana del Lavoro) durante la sessione inaugurale della nona edizione di Eolica Expo Mediterranean, il salone internazionale per l’energia dal vento, che si è chiuso venerdì scorso alla Fiera di Roma. ‘Le prospettive sono molto positive, ma per ottenere questi risultati è indispensabile una politica che favorisca gli investimenti – ha dichiarato Simone Togni, presidente di Anev’.

‘Per le rinnovabili nel loro insieme tutti gli studi concordano su una crescita, nel nostro Paese, di almeno 250.000 occupati da qui al 2020 – ha spiegato Paolo Carcassi della Uil -. La tendenza positiva riguarda tutta l’Europa: basti pensare che in Germania, ad esempio, le persone occupate nelle rinnovabili hanno già superato quelle del comparto automobilistico’.

La forte crescita dell’eolico è stata confermata anche da Costantino Leto del Gse (Gestore Servizi Elettrici), che ha dichiarato: ‘Dal 2007 al 2010 l’eolico ha registrato una crescita del 140% per numero di installazioni e del 114% per potenza. Per proseguire in questa direzione sono però necessarie alcune condizioni: sviluppo dell’efficienza energetica, stabilità e sostenibilità degli incentivi, crescita delle filiere tecnologiche nazionali, sviluppo delle reti elettriche e semplificazione ed efficacia dei procedimenti autorizzativi’.

Al convegno ha partecipato anche Terna che ha annunciato investimenti pari a 7,5 miliardi di euro, dal 2011 al 2020, per lo sviluppo della rete elettrica di trasmissione nazionale e per favorire lo sviluppo delle energie rinnovabili. ‘Prevediamo 140 nuove stazioni e oltre 5.000 chilometri di nuovi elettrodottiha dichiarato Stefano Tosi di TernaCi auguriamo, però, che il Governo riveda le sue posizioni sulla Robin Tax, che rischia di deprimere anche i nostri investimenti’

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