La spinta dell’ Europa alle fonti rinnovabili
Convegno Legambiente in collaborazione con Anev e Globe Europe
‘17% da FER, obiettivo raggiungibile con incentivi e regole trasparenti’
L’ Europa spinge sulle fonti rinnovabili per rilanciare l’ economia e creare innovazione. Politiche attente e sistemi di incentivazione chiari e trasparenti favoriscono la crescita del settore dell’ energia pulita. In Italia invece, la situazione è di assoluta incertezza per gli operatori. Il Governo italiano ha inserito nella manovra finanziaria una norma che, di fatto, blocca lo sviluppo delle rinnovabili intervenendo sui certificati verdi.
Di sistemi di incentivazione delle energie rinnovabili e di esperienze europee si è parlato a Roma, nel corso di un convegno organizzato da Legambiente in collaborazione con Anev, Associazione nazionale energia del vento e Globe Europe. Entro il mese di giugno, cioè entro poche settimane, il Governo dovrà presentare il Piano nazionale di sviluppo delle rinnovabili e aprire un confronto con le Regioni per dividere gli sforzi e riuscire a dare certezze per il futuro.
Il pacchetto clima dell’ UE (obiettivo 20-20-20) è ormai operativo con l’ adozione il 6 aprile 2009 da parte del Consiglio della nuova direttiva sulla ‘promozione dell’ energia da fonti rinnovabili’: una riduzione del 20% dei consumi di energia al 2020 sul livello tendenziale; un impiego del 20% di energia da fonti rinnovabili sul consumo lordo di energia; una riduzione del 20% delle riduzione di CO2 sul livello raggiunto nel 2005. Questi obiettivi dovranno essere tradotti entro il giugno 2010 in definiti piani nazionali e trasposti, entro 18 messi, nelle legislazioni nazionali.
L’ obiettivo fissato per l’ Italia del 17% da FER (fonti energetiche rinnovabili) è assolutamente raggiungibile grazie a corrette politiche di sviluppo che prevedano la semplificazione delle norme di autorizzazione e regole certe per gli investimenti. In Italia mancano ancora le Linee Guida per l’ approvazione dei progetti delle rinnovabili con conseguente caos a livello regionale.
Ma non solo. Se il futuro è incerto per il solare fotovoltaico (ancora si attendono notizie sulla proroga del conto energia) e per il solare termico (la detrazione del 55% scade a dicembre), il colpo di grazia per lo sviluppo delle rinnovabili in Italia arriva ora dal Governo, con l’ abolizione retroattiva dell’ obbligo da parte del GSE di riacquisto dei certificati verdi, la misura contenuta nell’ articolo 45 della manovra finanziaria.
La sfida che l’ Italia ha di fronte è quella di indirizzarsi radicalmente su un sentiero a bassa emissione di anidride carbonica entro i prossimi 5 anni. E, in questo contesto, l’ attenzione deve essere posta più sulla strumentazione normativa, regolamentare, fiscale che sulla sola analisi delle risorse tecnologiche.
Lo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’ efficienza energetica infatti, è stato ritardato soprattutto dall’ assenza di sistema. I fattori più critici sono stati il contrasto di orientamenti tra le differenti autorità di regolazione e i conflitti di competenze tra diversi livelli decisionali, la modestia dell’ industria italiana delle rinnovabili, la scarsa volontà politica, le resistenze opposte da forti localismi.
Se venisse confermata l’ abolizione dell’ obbligo del GSE di riacquistare i certificati verdi, ben 9000 posti di lavoro attualmente in essere sarebbero a rischio, e verrebbe compromessa la possibilità dell’ incremento di nuove 15000 unità che il mercato in espansione faceva prevedere fino a pochi giorni fa.
L’ ufficio stampa Legambiente
(06.86268376- 53-99-60)
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